I videogiochi istigano alla violenza?
Erano gli anni '80 quando uno dei media. ad oggi più famosi del mondo, iniziò ad entrare nelle case di molte persone in tutto il globo, era l'epoca del NES (Nintendo Entertainment System), del Commodore 64, del Sega Master System ma anche di veri e propri fallimenti come il gioco di E.T. seppellito da Atari.
In questi anni i media principali provano a diffondere le prime voci sulla violenza nei videogiochi ma niente in confronto a quanto stava per scoppiare negli anni '90 e poi, in maniera eccessiva, negli anni 2000.
Successivamente, i PC diventavano sempre più potenti e con loro i giochi, se fino a prima saltavamo sui nemici o sparavamo con delle navicelle e raramente uccidevamo, in quegli anni era possibile sparare a nazisti (Wolfenstein 3D - 1992) o a soldati e creature infernali/alieni (Doom - 1993) , o uccidere l'avversario con fatality sanguinarie (Mortal Kombat - 1992) e perché no, girare per la città a scoreggiare ed uccidere i civili (Grand Theft Auto - 1997). E mentre la potenza dei videogiochi cresceva, crescevano i timori dei genitori e i media (TV e giornali principalmente) iniziavano a lanciare sempre più campagne anti-videogiochi.
Però tutto era ancora 2D e troppo finto (nonostante i primi 2 fossero FPS o "giochi alla Doom").
Con l'arrivo del 3D tutto è diventato realistico e la più grande controversia è legata a Manhunt (2003), proveniente dalla software house simbolo dei videogiochi violenti, la Rockstar Games (che realizzerà titoli come GTA: San Andreas - 2004, ManHunt 2 - 2007, GTA IV - 2008, L.A. Noire - 2011, Red Dead Redemption - 2010, GTA V - 2013 e altri).
Warren LeBlanc (17 anni) uccise, nel 2004, il suo amico Stefan Pakeerah (14 anni) con un martello a Leicester, Inghilterra. La signora Giselle, madre della vittima, ha affermato che Warren era ossessionato da ManHunt (il martello, arma del delitto, è presente nel videogioco). Indagini successive hanno riportato che l'omicida non era possessore del gioco né che lo aveva mai giocato e che invece Stefan, il ragazzo ucciso, ne possedeva una copia (ESRB/PEGI 18+).
Nei videogiochi è possibile vivere esperienze molto differenti, soprattutto ultimamente dove il mercato degli indie (giochi creati da team indipendenti) crea prodotti molto diversi da platform particolari (Fez) ai gestionali di ogni genere (Game Dev Tycoon o The Escapist) fino agli pseudogiochi (Her Story) dove non c'è sempre violenza o sangue.
Però molti giochi tripla A (i giochi creati dalle grandi software house) fanno leva su sangue e sparatorie perché sono mezzi che intrattengono facilmente e che trovano piede nell'interesse dei più. E con il grande numero di videogiocatori in tutto il mondo è possibile che alcuni, facilemente influenzabili, tentino di emulare quanto succede in giochi come GTA V o Doom (si vociferava che Eric e Dylan, i colpevoli del massacro di Columbine, avessero preso spunto da Doom) ma come avviene con i videogiochi, può avvenire con qualunque altro media (film o libri che siano).
Poi abbiamo videogiochi che vogliono sdrammatizzare la questione della violenza (Hatred) mostrandola in tutta le sue forme.
Ricordiamo poi che spesso i bambini fruiscono di titoli inadatti a loro (il PEGI divide i giochi in fasce d'età in modo da tutelare i venditori e soprattutto gli acquirenti) ma spesso per noia o per ignoranza queste regole vengono bellamente accantonate da genitori e rivenditori.